Il Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis è stato fondato a Torino nel 1969 da Renzo Gandolfo, col proposito di ridare vigore e dignità alla cultura regionale, studiata e vissuta in chiave europea e internazionale.

L’attività istituzionale è subito caratterizzata per l’impegno scientifico volto a promuovere lo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione, nella convinzione che un’identità affonda le sue radici più vere e profonde nel proprio patrimonio storico e culturale.

Nelle stanze del Centro sono nate opere storiografiche di grande rilievo (basta pensare al monumentale Epistolario di Massimo d’Azeglio), illustri studiosi hanno contribuito alla crescita delle diverse Collane editoriali che sono andate delineandosi all’interno dei molteplici interessi emersi: oltre 400 i titoli in catalogo che rappresentano nel loro variegato specchio di interessi (arte, letteratura, musica, storia, linguistica , dialettologia, poesia) una miniera alla quale può attingere qualsiasi studioso che voglia avvicinarsi a qualche argomento piemontese.

Dal 1972 il Centro Studi Piemontesi pubblica la rivista “Studi Piemontesi”: una rassegna di studi interdisciplinari che riguarda ad ampio raggio il Piemonte e il territorio, ininterrottamente pubblicata dal 1972. Ha una diffusione internazionale (è presente in tutte le più importanti biblioteche del mondo), ed è stata ed è luogo di incontro tra i più qualificati studiosi (piemontesi, italiani e stranieri) delle diverse discipline e i giovani che in queste pagine hanno potuto e possono “comunicare” i risultati delle loro ricerche senza ipoteche di sorta. Gli articoli pubblicati in “Studi Piemontesi” sono indicizzati in “Historical Abstracts”, “America: History and Life”, “International Medieval Bibliography”, e sono tutti digitalizzati dalle Università del Michigan e della California in un progetto in collaborazione con Google. Si sta ora valutando di rendere consultabili “in chiaro” e full text in internet i primi 40 volumi (annate 1972- 1992). Nella parte finale sono, in ogni numero, recensiti e segnalati un centinaio di libri, decine e decine di riviste che nel semestre hanno illustrato l’arte, la storia, la letteratura, la civiltà del Piemonte e degli Stati Sabaudi. Una ultima sezione offre un ampio panorama di quanto il territorio “produce” come iniziative e manifestazioni culturali, provincia per provincia.
«Studi Piemontesi» (‘la bella e invidiata rivista’ come la definì Norberto Bobbio) è solo il punto più visibile di un anno di vita – il cantiere aperto per tutti i dodici mesi – del Centro Studi Piemontesi, ma tutta l’attività, intensa, a largo raggio, sia editoriale sia di promozione del libro e della cultura, attraverso le conferenze, i convegni, le manifestazioni, è frutto di una gran messe di lavoro, svolto con sacrificio, con risorse modeste, con tanto entusiasmo e passione, con senso di collaborazione e condivisione.

Nei suoi primi 45 anni di attività il Centro Studi Piemontesi –Ca dë Studi Piemontèis ha pubblicato oltre 400 titoli; ha organizzato 30 Convegni nazionali e internazionali e di tutti ha pubblicato gli Atti; ha organizzato in collaborazione con altre istituzioni 20 mostre con i relativi cataloghi; 25 Concerti; oltre 1000 le conferenze e le presentazioni di libri a Torino, in Italia, all’estero; 87 i numeri della rivista (oltre 25.000 pagine di cultura del Piemonte inviate nel mondo); 27 anni di partecipazione (dall’allestimento al disallestimento tutto a cura interna) al Salone Internazionale del Libro Torino; custodisce una Biblioteca specializzata di circa 20.000 volumi; e un Archivio di carte e documenti sedimentati negli anni o riceveuti per donazioni e lasciti.

45 anni dopo la “mission” istituzionale è e resta quella di garantire un presidio di qualità aperto e dinamico per la cultura e la civiltà del Piemonte in un contesto europeo e internazionale, operando con tutti gli strumenti disponibili: pubblicazioni, internet, promozione della lettura e della conoscenza, diffusione della cultura come fattore permanente di educazione e di crescita civile e sociale. Nell’attuale contesto di crisi economica e occupazionale non si tratta di una mission routinaria ma di un obiettivo ambizioso e sfidante.