alla Biblioteca e Centro Studi sugli Ebrei in Piemonte “Davide Cavaglion” (Contrada Mondovì 18)
dal 26 al 28 giugno
la XII International Conference on Italian Jewish Literature
dedicata al tema
Letteratura ebraica in Piemonte
da Guido Artom a Aldo Zargani
organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Lingue e Culture Moderne dell’Università di Genova e il Dipartimento di Lingue, Letteratura e Comunicazione dell’Università di Utrecht
L’11 giugno del 1969 un gruppo di amici (Gaudenzio Bono, Giuseppe Fulcheri, Dino Gribaudi, Gianrenzo P. Clivio, Amedeo Clivio, Camillo Brero, Alfredo Nicola, Armando Mottura, Giacomo Calleri, Censin Pich, Tavo Burat), riuniti da Renzo Gandolfo, davano vita al Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, una istituzione pluridisciplinare dedicata allo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione.
Oggi, in coincidenza del 50° anniversario dalla nascita, il Centro Studi Piemontesi mette in campo una serie di iniziative per siglare questo traguardo, fare un Bilancio di mezzo secolo di intensa attività scientifica e editoriale, per costruire, sulle solide radici della memoria storica, il lavoro futuro. La cifra che in qualche modo rende quasi unico nel panorama piemontese (e nazionale) il profilo del Centro Studi Piemontesi è la costante ricerca di equilibrio tra territorio, tradizione, radici, e sguardo internazionale, locale e globale.
Ranzo Gandolfo (1900-1987)
“Rinnovare conservando” è il principio ispiratore che ha governato e governa l’istituzione. La scommessa avviata in questi anni di rinnovare con costanza i principi e i valori fondamentali che portarono alla fondazione dell’Istituto nel 1969, ha permesso al Centro Studi Piemontesi di « resistere » all’onda d’urto più complessa degli ultimi tempi, anche grazie al sostegno del Ministero Beni e Attività Culturali, della Compagnia di San Paolo, della Regione Piemonte, della Fondazione CRT, della Reale Mutua, di Privati, e alla risposta degli Associati. Nuovi soggetti, altri enti o istituzioni che operano sul territorio, ma anche nel più ampio raggio degli antichi Stati sabaudi, sono stati coinvolti; nuovi collaboratori si sono rivolti alla rivista «Studi Piemontesi» internazionalizzando il suo Comitato Scientifico; nuovi Soci sostituiscono le inevitabili perdite. Tutti fattori che contribuiscono al rinnovamento generazionale dell’Associazione, garantendone la continuità, aggiornamento, tenuta e futuro.
L’Archivio
Per «festeggiare» l’importante traguardo, ad aprile è stato inaugurato, presso la sede sociale di via Revel 15(nel locale appositamente allestito, grazie al lascito della Socia Agar Pogliano) l’ Archivio Istituzionale (1969-2019). Entro l’anno l’archivista Andrea Maria Ludovici della Coperativa Culturalpe, incaricato del Progetto, concluderà il lavoro con l’inventariazione della grande messe del materiale fotografico, e dei Fondi archivistici aggregati. Tra i più importanti e consistenti l’archivio Enrico Thovez; l’Archivio Renzo Gandolfo, l’Archivio Angelo Alessio, l’Archivio Gualtiero Rizzi, l’Archivio Giovanni Drovetti e diversi altri minori. Per la schedatura dell’Archivio il Centro Studi Piemontesi ha aderito alla piattaforma regionale Mèmora. L’Archivio è consultabile in sede, accedendo agli Inventari che saranno inseriti nel sito internet. Una successiva tappa di lavoro per l’Archivio, dal 2020, sarà la digitalizzazione dei più significativi documenti archiviati, così da permettere ragionevolmente in tre anni la consultazione via informatica dell’intera documentazione, sia istituzionale, che degli archivi aggregati. Al termine dell’inventariazione, l’impressione complessiva restituita dalla raccolta documentaria è quella di un vero e proprio «giacimento di bellezza, di intelligenza e di sapere che negli anni si è depositato e stratificato”. In particolare, la peculiarità dell’Archivio Istituzionale del Centro Studi Piemontesi risiede nella sua doppia natura di archivio di impresa e archivio letterario nel quale le vicende connesse alla fondazione e al successivo sviluppo dell’Associazione (un’impresa culturale a tutti gli effetti) si accompagnano alle molteplici iniziative editoriali, didattiche e di approfondimento scientifico (come convegni, seminari, mostre, ecc.) organizzate dall’Ente, insieme al fondamentale apporto offerto di volta in volta da personalità di assoluta rilevanza nella promozione della conoscenza e della valorizzazione della lingua e cultura piemontesi.
Il primo fascicolo di “Studi Piemontesi”
Gli oltre 600 volumi editi dal Centro Studi Piemontesi in cinquant’anni di attività hanno visto la partecipazioni di più di 1.000 autori, con studiosi di rilievo nazionale e internazionale. È in preparazione e sarà pubblicato in e-book e a stampail Catalogo ragionato e illustrato delle edizioni realizzate, compresi i Sommari di Studi Piemontesi e dei Quaderni di Bibliofilia, dal 1969 al 2019. Con alcune parti introduttive volte a “narrare” brevemente i cinquant’anni di presenza, presidio, laboratorio del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis nel panorama della cultura regionale, nazionale e internazionale. I protagonisti, le realizzazioni, la continuità, il futuro.
Il Centro Studi
Piemontesi, pur avendo già conseguito senza soluzione di continuità risultati
coerenti con la missione originaria, cioè la valorizzazione della civiltà del
Piemonte e degli Stati sabaudi nella più ampia accezione disciplinare,
culturale, morale, territoriale (guardando anche agli antichi Stati sabaudi) e
metodologica, fa registrare nel suo cinquantenario un notevole crescendo di
dinamismo e di conseguenti realizzazioni.
In parallelo con le
tradizionali attività di ricerca scientifica, editoriali e di diffusione della
cultura, sono in corso iniziative che, attingendo alle innovazioni della più
aggiornata “modernità” tecnologica ed applicativa, sono finalizzate a
proiettare l’azione e le realizzazioni dell’Istituto nel futuro con lo sguardo
rivolto allo sviluppo di relazioni e contatti con un pubblico sempre più vasto,
spesso non soltanto italiano. Un pubblico che si rivela anche un prezioso
bacino di ampliamento della compagine associativa che costantemente si rinnova
e si incrementa.
Il passato del Centro Studi Piemontesi consente di censire risultati rilevanti e utili. Studi multidisciplinari sono stati ideati, promossi o incoraggiati trovando sbocco editoriale in centinaia di monografie e negli – ormai migliaia – articoli pubblicati in “Studi Piemontesi”. Non vi è anno in cui non sia stato realizzato un intenso programma culturale: conferenze, convegni, seminari, concerti, mostre e tante altre attività offerte ai cittadini piemontesi, antichi e nuovi, per tutelare e diffondere la lingua, la storia, il patrimonio artistico e culturale e l’ambiente naturale del territorio.
E guardando alle nuove sfide e all’impegno che da parte di ciascuno è auspicato di fronte a un mondo in turbinosa evoluzione, merita concludere con alcune espressioni del professor Gandolfo che ci ha lasciato un monito che è, ad un tempo, esortazione a difendere e diffondere dinamicamente valori e civiltà, agendo e “partecipando”: «senza miti, senza drapò di raccolta e di battaglia, quale società mai ha fiorito? I popoli inerti sono destinati a rientrare nel ventre oscuro della storia».
all’ Archivio di Stato di Torino (piazzetta Mollino 1)
presentazione dell’
Epistolario di Urbano Rattazzi (1846 – 1873)
a cura di Rosanna Roccia
edito in tre volumi dall’Istituto per la storia del Risorgimento italiano (Roma, 2009 – 2019)
Intervengono
Umberto Levra, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Comitato di Torino
Pierangelo Gentile, Università di Torino
Disperse sin dagli ultimi decenni dell’Ottocento e in gran parte ritrovate da Carlo Pischedda, le lettere di Urbano Rattazzi (Alessandria, 1808 – Frosinone, 1873), sono ora raccolte nell’Epistolario, a cura di Rosanna Roccia, edito nella collana “Fonti” dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Il carteggio scandisce i tempi della vita privata e le tappe della carriera politica dell’avvocato piemontese, dal 1848 deputato alla Camera subalpina e poi italiana, più volte ministro, chiamato dal re al vertice del governo nel 1862 e nel 1867. Il dialogo con i molti interlocutori, nonostante lacune e discontinuità, delinea un profilo più netto e articolato di colui che la storiografia ha sinora inesorabilmente legato ai drammatici eventi di Novara, Aspromonte e Mentana, mettendo in luce responsabilità oggettive e aprendo squarci inediti nella sfera dell’intimità.
In prossimità della scadenza della dichiarazione dei redditi, ci permettiamo di ricordare che l’assegnazione del 5×1000 al Centro Studi Piemontesi fornisce, sommando il contributo di tutti i donatori, senza alcun onere per loro, un utile contributo alla vita dell’associazione, alla promozione di ricerche e convegni, alla pubblicazione di nuovi libri. In una parola alla diffusione della cultura e dei valori del Piemonte.
Per concedere il contributo è sufficiente apporre la firma nel riquadro in alto a sinistra del modulo indicando il codice fiscale del Centro Studi Piemontesi: 97539510012
Ca dë Studi Piemontèis
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