L’atto di fondazione

L’11 giugno del 1969 un gruppo di amici (Gaudenzio Bono, Giuseppe Fulcheri, Dino Gribaudi, Gianrenzo P. Clivio, Amedeo Clivio, Camillo Brero, Alfredo Nicola, Armando Mottura, Giacomo Calleri, Censin Pich, Tavo Burat), riuniti da Renzo Gandolfo, davano vita al Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, una istituzione pluridisciplinare dedicata allo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione.

Oggi, in coincidenza del 50° anniversario dalla nascita, il Centro Studi Piemontesi mette in campo una serie di iniziative per siglare questo traguardo, fare un Bilancio di mezzo secolo di intensa attività scientifica e editoriale, per costruire, sulle solide radici della memoria storica, il lavoro futuro. La cifra che in qualche modo rende quasi unico nel panorama piemontese (e nazionale) il profilo del Centro Studi Piemontesi è la costante ricerca di equilibrio tra territorio, tradizione, radici, e sguardo internazionale, locale e globale.

Ranzo Gandolfo (1900-1987)

“Rinnovare conservando” è il principio ispiratore che ha governato e governa l’istituzione. La scommessa avviata in questi anni di rinnovare con costanza i principi e i valori fondamentali che portarono alla fondazione dell’Istituto nel 1969, ha permesso al Centro Studi Piemontesi di « resistere » all’onda d’urto più complessa degli ultimi tempi, anche grazie al sostegno  del Ministero Beni e Attività Culturali, della Compagnia di San Paolo,  della Regione Piemonte, della Fondazione CRT, della Reale Mutua, di Privati, e alla risposta degli Associati. Nuovi soggetti, altri enti o istituzioni che operano sul territorio, ma anche nel più ampio raggio degli antichi Stati sabaudi, sono stati coinvolti; nuovi collaboratori si sono rivolti alla rivista «Studi Piemontesi» internazionalizzando il suo Comitato Scientifico; nuovi Soci sostituiscono le inevitabili perdite. Tutti fattori che contribuiscono al rinnovamento generazionale dell’Associazione, garantendone la continuità, aggiornamento, tenuta e futuro.

           

L’Archivio

Per «festeggiare» l’importante traguardo, ad aprile è stato inaugurato, presso la sede sociale di via Revel 15 (nel locale appositamente allestito, grazie al lascito della Socia Agar Pogliano) l’ Archivio Istituzionale (1969-2019). Entro l’anno l’archivista Andrea Maria Ludovici della Coperativa Culturalpe, incaricato del Progetto, concluderà il lavoro con l’inventariazione della grande messe del materiale fotografico, e dei Fondi archivistici aggregati. Tra i più importanti e consistenti l’archivio Enrico Thovez; l’Archivio Renzo Gandolfo, l’Archivio Angelo Alessio, l’Archivio Gualtiero Rizzi, l’Archivio Giovanni Drovetti e diversi altri minori. Per la schedatura dell’Archivio il Centro Studi Piemontesi ha aderito alla piattaforma regionale Mèmora. L’Archivio è consultabile in sede, accedendo agli Inventari che saranno inseriti nel sito internet. Una successiva tappa di lavoro per l’Archivio, dal 2020, sarà la digitalizzazione dei più significativi documenti archiviati, così da permettere ragionevolmente in tre anni la consultazione via informatica dell’intera documentazione, sia istituzionale, che degli archivi aggregati. Al termine dell’inventariazione, l’impressione complessiva restituita dalla raccolta documentaria è quella di un vero e proprio «giacimento di bellezza, di intelligenza e di sapere che negli anni si è depositato e stratificato”. In particolare, la peculiarità dell’Archivio Istituzionale del Centro Studi Piemontesi risiede nella sua doppia natura di archivio di impresa e archivio letterario nel quale le vicende connesse alla fondazione e al successivo sviluppo dell’Associazione (un’impresa culturale a tutti gli effetti) si accompagnano alle molteplici iniziative editoriali, didattiche e di approfondimento scientifico (come convegni, seminari, mostre, ecc.) organizzate dall’Ente, insieme al fondamentale apporto offerto di volta in volta da personalità di assoluta rilevanza nella promozione della conoscenza e della valorizzazione della lingua e cultura piemontesi.

Il primo fascicolo di “Studi Piemontesi”

Gli oltre 600 volumi editi dal Centro Studi Piemontesi in cinquant’anni di attività hanno visto la partecipazioni di più di 1.000 autori, con studiosi di rilievo nazionale e internazionale. È in preparazione e sarà pubblicato in e-book e a stampa il Catalogo ragionato e illustrato delle edizioni realizzate, compresi i Sommari di Studi Piemontesi e dei Quaderni di Bibliofilia, dal 1969 al 2019. Con alcune parti introduttive volte a “narrare” brevemente i cinquant’anni di presenza, presidio, laboratorio del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis nel panorama della cultura regionale, nazionale e internazionale. I protagonisti, le realizzazioni, la continuità, il futuro.

Il Centro Studi Piemontesi, pur avendo già conseguito senza soluzione di continuità risultati coerenti con la missione originaria, cioè la valorizzazione della civiltà del Piemonte e degli Stati sabaudi nella più ampia accezione disciplinare, culturale, morale, territoriale (guardando anche agli antichi Stati sabaudi) e metodologica, fa registrare nel suo cinquantenario un notevole crescendo di dinamismo e di conseguenti realizzazioni.

In parallelo con le tradizionali attività di ricerca scientifica, editoriali e di diffusione della cultura, sono in corso iniziative che, attingendo alle innovazioni della più aggiornata “modernità” tecnologica ed applicativa, sono finalizzate a proiettare l’azione e le realizzazioni dell’Istituto nel futuro con lo sguardo rivolto allo sviluppo di relazioni e contatti con un pubblico sempre più vasto, spesso non soltanto italiano. Un pubblico che si rivela anche un prezioso bacino di ampliamento della compagine associativa che costantemente si rinnova e si incrementa.

Il passato del Centro Studi Piemontesi consente di censire risultati rilevanti e utili. Studi multidisciplinari sono stati ideati, promossi o incoraggiati trovando sbocco editoriale in centinaia di monografie e negli – ormai migliaia – articoli pubblicati in “Studi Piemontesi”. Non vi è anno in cui non sia stato realizzato un intenso programma culturale: conferenze, convegni, seminari, concerti, mostre e tante altre attività offerte ai cittadini piemontesi, antichi e nuovi, per tutelare e diffondere la lingua, la storia, il patrimonio artistico e culturale e l’ambiente naturale del territorio.

E guardando alle nuove sfide e all’impegno che da parte di ciascuno è auspicato di fronte a un mondo in turbinosa evoluzione, merita concludere con alcune espressioni del professor Gandolfo che ci ha lasciato un monito che è, ad un tempo, esortazione a difendere e diffondere dinamicamente valori e civiltà, agendo e “partecipando”: «senza miti, senza drapò di raccolta e di battaglia, quale società mai ha fiorito? I popoli inerti sono destinati a rientrare nel ventre oscuro della storia».