GRAZIELLA RIVIERA

Qualcuno ricorda di averlo vissuto di persona o sentito raccontare? Questa antichissima usanza si conservava ancora in alcune aree del Piemonte fino a metà Novecento.
Il primo giorno, o la prima domenica del mese, gruppi di giovani percorrevano le campagne cantando e inalberando una fronda verde ornata di fiori, nastri colorati, talvolta anche di una bambolina di pezza. Una delle ragazze della compagnia, spesso una bambina festosamente agghindata e inghirlandata, impersonava la Sposa o la Regina del Maggio. I cantori sostavano ad ogni cascina, piantavano la fronda sull’aia e presentavano la Sposa intonando strofe benauguranti e invitando gli abitanti ad onorarla con uova e doni.
Simile per molti aspetti alla Questua delle Uova del periodo pasquale, ma ancora più ricco di valenze simboliche, il Cantar Maggio affonda le radici negli arcaici riti stagionali di passaggio dell’Europa preistorica; al valore cosmico dell’uovo come origine di vita associa il culto della vegetazione, l’evocazione (ormai inconsapevole) del pagano “spirito arboreo” propiziatore del risveglio della natura e dell’abbondanza dei raccolti.


Ecco, tra le tante varianti, alcune strofette riemerse dalla memoria o da raccolte etnomusicologiche.

Ben ven-a Magg, ben ven-a Magg
Quand ch’a torna ‘l Dì dël Magg!

Guardé la nòstra Sposa
coma l’é bin dobà
l’a smija la fior dël persi
quand ch’a l’é botonà

Vnì fòra voi madama
madama dël castel
vnì fòra a regalene
na reusa dël bindel

Si voi veuili nen chërde
che ‘l Magg a l’é rivà
feve ‘n pòch da la fnestra
lo vidré bin piantà

Vnì fòra voi padron-a
Padron-a dël polé
dene dj’euv che ‘l galeine
tucc o dì j’han canté

Benvenga Maggio, ben venga Maggio
Quando torna il Giorno del Maggio

Guardate la nostra Sposa
com’è ben abbigliata
sembra il fiore del pesco
quando è ancora in boccio

Venite fuori voi signora
signora del castello
venite fuori a regalarci
una rosa del nastro

Se non volete credere
che il Maggio è arrivato
affacciatevi alla finestra
lo vedrete ben piantato.

Venite fuori voi padrona
padrona del pollaio
dateci uova che le galline
tutto il giorno hanno cantato

E così via, alternando al ritornello la richiesta di offerte e gli elogi della Sposa: vestita di brillanti colori, belle scarpette, begli anellini, sarà celebrata fino a cinquanta miglia di distanza…
In conclusione i ringraziamenti:

Ringrassioma la padron-a
ch’a l’ha bin pagà
pregoma la Madòna
ch’a-j dia sanità.

Ringraziamo la padrona
che ha ben pagato
preghiamo la Madonna
che le dia salute.

E per chi non offre niente? Invettive, diavoli, vespe, calabroni, e preghiere alla Madonna perché “a-j fassa crué ij dent” !