Nel nostro tradizionale calendario de “I colloqui del lunedì” della primavera 2020 – tutti tristemente rinviati per i motivi che ben conosciamo – il 6 aprile era in programma la presentazione del libro pubblicato nella collana di Letteratura piemontese moderna n. 22 del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis

Na lòsna an fior

Poesie in lingua piemontese di Gianrenzo P. Clivio

 a cura di Albina Malerba e Dario Pasero

Versione in lingua inglese di Celestino De Iuliis

Prefazione di Giovanni Tesio

 Il volumetto raccoglie le poesie in lingua piemontese di Gianrenzo P. Clivio (Torino 1942-Toronto 2006), accompagnate dalla traduzione in italiano e in inglese.

Filologo, Professore all’Università di Toronto, tra i fondatori del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, autore di molti studi su temi di linguistica e letteratura piemontese, Clivio è stato anche poeta per un breve segmento della sua vita, forma letteraria in cui amava utilizzare anche termini ed espressioni del piemontese antico, ormai in disuso nel XX secolo. I testi sono collocati secondo la cronologia della loro edizione nelle varie riviste che li hanno ospitati, mantenendone la grafia, peraltro perfettamente aderente alla “Pacotto-Viglongo”, al cui perfezionamento lui stesso aveva collaborato negli anni Settanta. “Tutt’altro che un esercizio a latere – scrive Giovanni Tesio nella Prefazione – è la poesia di Gianrenzo P. Clivio. Non numerosa, no, ma solida e profonda, sicuramente lirica, tendenzialmente poematica, ossia non frammentistica, e meno che mai frammentaria. Clivio porta nella sua poesia la sua passione di studioso…”.   Il libro, pubblicato nella ricorrenza dei cinquant’anni di fondazione della Ca dë Studi Piemontèis, vuole essere una testimonianza di gratitudine, di affetto, di continuità. “Le paròle ‘d poesìa sono la pera ch’a dura e nel ricordo di rinnova”.

Proseguendo nel percorso della nostra piccola antologia di poesie in piemontese, tratta da Na lòsna an fior, proponiamo la poesia

Ant j’ore

di Gianrenzo P. Clivio

Ant j’ore ch’a men-o an tormenta l’arbeuj ëd la vita,

la scòrsa dura dël nòst cheur a smija che a casca

com un ariss antorn a na castagna mura:

e a no parëss antlora che ant l’aria diversa

d’un mond sensa pressa

a canta e a piora mës-cià për mascarìa

tuta la gòj e tut ël mal dla vita,

tuta la blëssa ’d n’aragnà ‘nt ël sol,

tut lë sgiaj ëd na lòdola

sfrisà al vòle da na reusa ‘d piomb.

(1968)

Nelle ore. Nelle ore che trasformano in tormenta il ribollire della vita,/ la scorza dura del nostro cuore sembra che cada/ come un riccio intorno ad una castagna matura:/ e ci sembra allora che nell’aria diversa/ di un mondo senza fretta/canti e pianga mescolandoli per stregoneria/ tutta la felicità e tutto il male della vita,/ tutta la bellezza di una ragnatela nel sole,/ tutto il ribrezzo di una allodola/ fatta a pezzi al volo da una rosa di piombo.

In the Hours. In the hours that transform into a tempest the bustle of life,/ the hard rind of our hearts seems to fall/ like a husk around a ripe chestnut:/ then it seems to us that in the different air/ of an unhurried world/ there sings and weeps, mingling them through magic,/ all the happiness and all the evil of life,/ all the beauty of a spider’s web in the sunlight,/ all the horror of a skylark/ shredded in mid-flight by a spray of lead.